L’Ansia e le sue manifestazioni
Laura Pedrazin, Laurea in Psicologia Clinica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,
Ordine degli Psicologi della Lombardia n°25499
Psicoterapia per disturbi di ansia.
L’ansia è una esperienza abbastanza comune nella vita quotidiana di ognuno; in alcune persone l’ansia diventa persistente e sproporzionata rispetto al motivo che la genera, creando una condizione di disturbo che impedisce di affrontare situazioni e vivere emozioni.
Che cos’è l’ansia e quanto è diffusa
L’ansia è un’esperienza universale che tutti proviamo in determinate situazioni, come prima di un esame importante o di un evento pubblico. Si tratta di una risposta naturale del nostro organismo a una minaccia percepita, spesso utile per prepararci ad affrontare una difficoltà. Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva, costante o sproporzionata rispetto agli stimoli, può trasformarsi in un disturbo che compromette il benessere quotidiano.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i disturbi d’ansia sono tra le patologie mentali più comuni al mondo, colpendo circa il 4% della popolazione globale. In Italia, si stima che circa 2 milioni di persone soffrano di un disturbo d’ansia diagnosticabile, anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto a causa della sottovalutazione o mancata diagnosi.
La loro diffusione crescente è strettamente legata ai cambiamenti sociali, economici e culturali che viviamo: ritmi di vita accelerati, incertezze lavorative, isolamento sociale e l’impatto costante della tecnologia sul nostro quotidiano contribuiscono ad aumentare i livelli di ansia.
L’ansia nella vita di tutti i giorni
Se riflettiamo bene, l’ansia non è qualcosa di estraneo o raro: è parte integrante della nostra esistenza, e spesso agisce come un “campanello d’allarme” utile per proteggerci dai pericoli. Tuttavia, ciò che può sembrare un’emozione comune, in alcune persone si radica più in profondità.
Ti è mai capitato di provare un senso di agitazione senza sapere esattamente perché? O di sentire il tuo cuore battere più velocemente al pensiero di una situazione futura, anche se razionalmente non sembrava minacciosa? L’ansia, nelle sue forme più complesse, non è sempre legata a un pericolo reale o consapevole, ma spesso si manifesta come una spinta inconscia che affonda le sue radici nel passato.
In questa pagina, cercheremo di esplorare i disturbi d’ansia da una prospettiva psicoanalitica, provando a rispondere a una domanda fondamentale: cosa ci vuole dire l’ansia? Perché il nostro inconscio sembra attivarsi in modo così dirompente?

L’ansia secondo la psicoanalisi
In psicoanalisi l’ansia non viene considerata come un semplice sintomo psicologico, ma come una manifestazione di conflitti interni più profondi. Secondo Sigmund Freud, l’ansia è il risultato di un conflitto tra l’Es, la parte istintiva e inconscia della psiche, e il Super-Io, la voce critica e morale che rappresenta l’interiorizzazione delle norme sociali. Questo conflitto può causare una frustrazione che, se non viene risolta, si traduce in sensazioni di ansia.
Freud sosteneva che l’ansia potesse essere un segnale dell’inconscio, un tentativo del nostro io di avvertirci riguardo a desideri repressi o a minacce percepite. Ad esempio, un trauma infantile o una perdita non elaborata possono innescare ansia, spesso in modo inconsapevole. In questo caso, l’ansia non è solo una risposta a un pericolo attuale, ma un ritorno di emozioni e sensazioni non risolte del passato.
Altri autori psicoanalitici, come Melanie Klein e Donald Winnicott, hanno ampliato la visione freudiana, concentrandosi sul ruolo delle prime esperienze di vita. Klein, in particolare, ha introdotto il concetto di “angoscia primitiva”, legata a esperienze infantili di separazione o di abbandono, che possono perdurare nell’adulto e manifestarsi sotto forma di ansia.
Infine, la letteratura psicoanalitica distingue diversi tipi di ansia, che possono essere consce o inconsce. L’ansia di separazione riguarda la paura di perdere una persona amata, mentre l’ansia di castrazione è la paura di danni al proprio corpo. L’ansia morale è la paura delle conseguenze di trasgredire i propri valori, mentre l’ansia di annichilimento è la paura di essere sopraffatti e distrutti. L’ansia di frammentazione riguarda la paura di disintegrazione del sé. L’ansia persecutoria e le paure irrazionali di fare del male agli altri sono spiegate come risultato di una difficoltà a gestire sentimenti ostili e distruttivi.
Queste ansie, se di entità tollerabile, sono comuni, ma se persistenti e sproporzionate, indicano una condizione psicopatologica.
Le tipologie di ansia
L’ansia può presentarsi in diverse forme, e non tutte le esperienze di ansia sono patologiche. Esiste, infatti, un’ansia normale che nasce come risposta a stimoli esterni o a situazioni di stress. L’ansia diventa problematica quando è eccessiva, continua e interferisce con la vita quotidiana. Ecco alcune delle principali tipologie:
- Ansia generalizzata: caratterizzata da una preoccupazione costante e sproporzionata per eventi quotidiani.
- Ansia sociale: legata alla paura di essere giudicati o di non essere all’altezza nelle interazioni sociali.
- Attacchi di panico: episodi improvvisi e intensi di paura, accompagnati da sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e difficoltà a respirare e psicologici, come confusione e sensazione di morte imminente.
- Fobie: paure irrazionali di oggetti o situazioni specifiche, come il volo o gli spazi chiusi.
Ognuna di queste forme può essere interpretata, secondo la psicoanalisi, come il frutto di un conflitto tra il desiderio inconscio e la realtà esterna, che non è stato adeguatamente risolto nel corso della vita. Il sintomo costruito in questo caso comporta un livello di ansia comunque inferiore a quello che la persona proverebbe se rivivesse consapevolmente il conflitto. L’inconscio agisce come una sorta di “guardiano” che cerca di proteggere la persona da emozioni dolorose non elaborate.
Lavorare sull’ansia attraverso il transfert
Un altro concetto centrale in psicoanalisi è il transfert, un fenomeno in cui il paziente proietta sui suoi interlocutori, e in particolare sul terapeuta, emozioni, desideri e conflitti che risalgono a figure importanti della sua vita passata (come i genitori o altre figure significative). Ad esempio, un paziente con un forte conflitto interiore potrebbe vivere il suo rapporto con il terapeuta come se fosse una replica della sua relazione con una figura autoritaria, scatenando ansia e resistenza.
Il transfert è un potente strumento terapeutico, perché offre una visibilità diretta dei conflitti inconsci del paziente. Lavorare sul transfert permette di comprendere e risolvere quei modelli di relazione che continuano a ripetersi nella vita del paziente, spesso contribuendo alla sua ansia. L’analista, con la sua attenzione e sensibilità, aiuta il paziente a riconoscere e rielaborare queste proiezioni, facilitando un cambiamento nei modelli mentali.
Il legame tra ansia, relazioni primarie, traumi e sogni
In un’ottica psicoanalitica, l’ansia è strettamente legata alla qualità delle prime relazioni di cui fa esperienza il neonato e poi il bambino durante la sua infanzia. Winnicott, ad esempio, ha evidenziato l’importanza del “sostegno” nelle prime fasi della vita: un ambiente familiare instabile o non sufficientemente accogliente può dare vita a una serie di ansie primitive, come la paura dell’abbandono. Questi traumi, se non risolti, possono manifestarsi nell’età adulta come ansia generalizzata o attacchi di panico.
La psicoanalisi offre uno spazio dove il paziente può rielaborare vecchi traumi, esplorando non solo il loro impatto emotivo, ma anche cercando di attribuirgli un significato. La comprensione e l’integrazione di esperienze traumatiche, anche se dolorose, possono ridurre il loro potere di generare ansia. Questo processo richiede un lavoro lungo e delicato, ma può portare a una riduzione significativa dei sintomi di ansia e a un miglioramento del benessere psicologico.
Inoltre, l’interpretazione dei sogni, secondo Freud, è un altro strumento psicoanalitico che può rivelare aspetti nascosti della psiche. I sogni sono considerati una via di accesso ai desideri inconsci e alle paure profonde, e attraverso la loro interpretazione, il terapeuta e il paziente possono svelare le radici di ansie non consce.
In conclusione
L’ansia, quindi, non è solo un’emozione sgradevole, ma un segnale importante che il nostro inconscio ci invia per avvertirci di conflitti irrisolti. Comprendere le radici psicoanalitiche dell’ansia può aiutarci non solo a gestirla, ma anche a decifrare messaggi nascosti che il nostro inconscio tenta di comunicarci.
La psicoanalisi offre un percorso profondo e trasformativo per esplorare queste radici. Lungi dall’essere un semplice trattamento per “calmare l’ansia”, la terapia psicoanalitica aiuta il paziente a rivelare e comprendere i conflitti inconsci, rendendo possibile la loro elaborazione. Spesso, una volta portati alla luce, questi conflitti perdono gran parte della loro potenza, e l’individuo può sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e dei propri desideri.
In sintesi, l’ansia non va vista come una nemica da sconfiggere, ma come un fenomeno complesso che può insegnarci molto su noi stessi, sulle nostre paure e sulle esperienze che abbiamo accumulato lungo la vita.
L’ansia può sembrare una condizione difficile da affrontare, ma se interpretata alla luce della psicoanalisi, diventa un’occasione di crescita e comprensione. Se ti senti sopraffatto, ricorda che non sei solo e che è possibile intraprendere un percorso di consapevolezza che ti aiuti a vivere una vita più serena e piena.
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