Disturbo d’ansia e attacchi di panico
Laura Pedrazin, Laurea in Psicologia Clinica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,
Ordine degli Psicologi della Lombardia n°25499
Caso clinico: “Elisa e la paura di perdere il controllo”
Il caso
Elisa ha 30 anni e lavora come impiegata amministrativa. Da circa un anno soffre di attacchi di panico improvvisi e debilitanti: episodi di intensa paura accompagnati da palpitazioni, difficoltà respiratorie, sensazione di perdita del controllo e timore di morire o impazzire. Questi attacchi avvengono soprattutto quando si trova in situazioni percepite come stressanti o quando è sola, portandola a evitare luoghi affollati o spazi chiusi.
La paura che l’attacco possa ripetersi domina i suoi pensieri quotidiani, generando ansia anticipatoria che limita le sue attività sociali e lavorative. In terapia, Elisa si mostra molto preoccupata, ma anche motivata a comprendere le cause di questi vissuti così invalidanti.
Il disturbo
Dal punto di vista psicodinamico, gli attacchi di panico possono essere interpretati come manifestazioni estreme di un’ansia che deriva da conflitti interiori profondi e da tensioni irrisolte tra desideri, paure e bisogni affettivi. L’ansia e il panico sono espressioni simboliche di un senso di perdita di controllo sul Sé e sulle relazioni con gli altri.
Spesso dietro l’ansia si nasconde la paura di emozioni ritenute intollerabili, come la rabbia, la vergogna o il timore dell’abbandono. Questi sentimenti possono essere stati repressi o non riconosciuti, e il corpo “parla” quando la mente non riesce a elaborare il disagio.

Il trattamento
L’intervento terapeutico si basa sulla creazione di una relazione sicura e stabile, che offra un contenimento emotivo durante i momenti di paura e disagio. Il terapeuta aiuta Elisa a mettere in parola le emozioni sottostanti agli attacchi di panico, esplorando gradualmente i temi relazionali e intrapsichici che li alimentano.
In questo approccio, l’obiettivo non è solo ridurre i sintomi, ma accompagnare la paziente a sviluppare una maggiore tolleranza verso le emozioni difficili e a integrare parti di sé frammentate o negate. Viene incoraggiata l’esplorazione di come i modelli interiorizzati di relazione, spesso caratterizzati da timori di abbandono o critiche, contribuiscano alla vulnerabilità emotiva.
La terapia procede a un ritmo rispettoso dei limiti di Elisa, evitando pressioni che possano aumentare l’ansia, e valorizzando ogni piccolo progresso verso una maggiore consapevolezza e autonomia emotiva. In questo contesto, l’esperienza terapeutica diventa un luogo dove imparare a riconoscere, accogliere e gestire l’ansia senza esserne sopraffatti.
Se stai vivendo, o conosci qualcuno che vive, un momento di depressione, parlare con un professionista della salute mentale può essere un passo importante per comprendere la situazione e intraprendere un percorso di sostegno personalizzato.
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